Classifica 2007
1ª classificata, L’attracco, di Marisa Monteferri di Velletri
2ª classificata, La risacca, di Fiorenza Sarnelli di Pomezia;
3ª classificata, Lo smeraldod’acqua, di Alberto Mariani di Velletri;
4ª classificata, Il filo nella mano,
di Romano Mastrogirolamo di Velletri;
5ª classificata, C’era laggiù, di Anna Maria Amori di Aprilia.
L’ATTRACCO
Si avvolge a pietra e
giunco l’impeto del mare;
inarca al cielo masse
di fluida energia
scuote fondali ricolmi
di tossico pattume
con vestigia plastiche
insabbiate:
riaffiorano attimi di
ataviche paure.
Confini di sabbia e
roccia cingono
l’eterno movimento
planetario: e ancora
l’uomo cerca di
imbrigliare i marosi
come fossero trine
tese ad asciugare
e stringe i confini
con grate di illusioni.
Si misura in leghe di
puro dolore
il prezzo del futuro;
ma grovigli di speranza
aleggiano ancora sulle
acque. Io, naufraga,
senza vele né stella
polare
bramo l’attracco al
porto della vita
Marisa Monteferri
Marisa Monteferri
LA RISACCA
Risuona, lenta
la risacca
mi avvolge,
dolce melodia.
Nel suo ritorno
mi trasporta
e... vago
cullata dalle onde
la mia mente si perde,
vedo te e me distesi
sulla spiaggia,
perduti
in un abbraccio,
profondo
e sogno nell’oblio
delle tue braccia.
Ma... era solo ieri
Fiorenza Sarnelli
Fiorenza Sarnelli
LO SMERALDO D’ACQUA
Conchiglie intrise di
salsedine
sminuzzate,
arrancanti, sospinte alle rive,
che pargoli ignari
portano all’orecchio,
e senza sapere odono
gli echi del mare
nei suoi lamenti, urli
e tormenti
nel turbinio delle
onde,
le sofferenze di chi
lascia il paese
le offese, i drammi e
le attese,
sotto il verde colore
che splende e riflette
che copre il dolore di
tempi lontani,
l’immensa distesa che
ondeggia
che all’apparenza
rilassa,
nella “bonaccia” che
inganna
che copre e confonde
nel fondale,
l’increspo nel male
che cresce, che freme
e scoraggia assonnate
sirene,
che hanno l’intento di
emergere ancora
per ammirare
sconcertate, una opaca aurora.
Alberto Mariani
Alberto Mariani
IL FILO NELLA MANO
Quando
rifiorirà sulle sue gote l'intimo rossore, allora
l'uomo
stringerà più caro,
in
fragile mano, il filo che il presente al passato unisce,
e al dì
futuro lega.
Dalle
antiche acque limpide del mare, percepirà,
restandone sgomento,
le sue
remote gesta che gli dettero scienza e nutrimento.
Camminerà
per prati e boschi al piano,
per
colline e monti
sfogliando
il libro delle arcane storie
che per
lui scrisse la Natura.
Ora quel
prodigioso libro egli imbratta
e lacera
senza alcun pudore.
Guasto
si distende il mare, tomba di relitti vaganti
fra onde
opache di sozzura e d'altre scorie;
sporca è
l'aria al colmo in ogni strada, misero nel
campo il
grano e disseccato è l'olmo;
plumbea
nube riversa acida pioggia che non ristora il
verde e
più non danza sul monte la farfalla;
nel
bosco, ora ridotto a poco, e fra i ginepri verso la
marina
già divampa il fuoco;
gemono
con silvano pianto alberi tremanti, pasto alla
scure,
nell'imminente schianto.
Oh! Qual
ria ferita alla Natura e al Mondo l'uomo infligge
con
cinismo bieco.
Ritorni
sull'umano volto l'intimo rossore,
vi torni
il luminoso sguardo dell'amore...
Ma che
accade? ... c'è silenzio, ora... e il sacro filo che
stringo
nella mano va vibrando d'insolite armonie...
Ecco...
odo, lontano, il suono di tante trombe d'oro ed
infinite
voci ardenti alte e sicure declamanti in coro il
Cantico delle Creature.
Romano Mastrogirolamo
C’era
laggiù
Laggiù,
dove la “Mano Generosa”
pose
il lembo di terra
tra
cielo, mare, palme dondolanti
e
sabbia di farina,
ò
là dove accanto ad ogni palafitta
cʼera
un filo di pesci ad essiccare
come
bucato al sole,
tra
donne a seno nudo
dal
sorriso smagliante
e
bambini felici,
...
laggiù, comparve un mostro allʼorizzonte
che
tuonò, sʼarrossò, si spense e spinse
lʼenorme
macchia nera;
e
quella pece, che distrusse il mare,
penetrò
negli anfratti più remoti
vestendo
a lutto lʼisola in eterno.
Laggiù,
quel Paradiso, adesso è Inferno
AnnaMaria
Amori