V DI VENERE - III classificata anno 2013

Francesco Felicissimo

Sabbie
per anime deserte
si gettano sui lumi
e le lanterne
accompagnando
passi

Onde
per respiri quasi vivi
si gettano l’un l’altra
sopra se stesse
accompagnando gesti

Luci
lontane, soffuse
per occhi gettati altrove
...oltreconfine
accompagnando sogni

Lo sguardo
sopra il mare
è ubriacatura pure
e t’abbandoni
e ci ritrova a terra
nudi

è già domani?

Motivazione critica

La composizione ha il pregio di traslare dal campo semantico naturale a quello dell’inconscio, “le sabbie sono per “anime deserte”, i respiri sono “quasi  vivi”: attraverso tali espressioni asciutte e preganti si dona uno dei temi più impegnativi della poesia del Novecento, il male di vivere, l’essere in una dimensione precaria, nel limine esistenziale, là dove a volte “la morte si sconta vivendo” - diceva già Ungaretti in “Sono una creatura”-.
Da qui si pone una possibilità che è quella dell’abbandonarsi, del disciogliersi nella bellezza: un “varco montaliano” poderoso, sia se l’estasi provenga dalla contemplazione dell’immensità del mare, la cui vistaè “ubriacatura pura” (bella tra l’altro l’allitterazione funzionale al tema), sia se profonda nell’amore che fa ritrovare come per incanto le anime nude a terra, pur sempre risvegliate dal sussulto tragico che muove dal finire di tutte le cose, dalla caducità, dalla finitudine: “è già domani”?

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