LA SAETTA prima classificata anno 2014


Marisa Monteferri

La saetta
spacca il ventre del mare:
schizzi di luce viola
bruciano l’acqua salata.

Le onde crepitano
come camini accesi.
 
Sotto il pelo dell’acqua,
fra alghe e creature marine,
si diffondono terrore e fughe.
 
Con passo di esercito distrutto,
s’allontana il rombo foriero del tuono:
un volo di gabbiani
torna a sfiorare il mare che s’acquieta
nella bonaccia imminente.



Motivazione di Andrea Giuseppe Graziano

Leggendo e ancor meglio “ascoltando” la lirica non si può non pensare a Pascoli della prima raccolta, che dipinge come “fanciullo musico” i tratti impressionistici del Tuono, del Lampo del Temporale, nel trittico di poesie straordinario dedicato alla forza maestosa insita nella natura che squarcia i cieli, li rovescia, atterrisce col “nero di pece a monte”, mentre l’anima del Poeta -con lo sguardo puro e indifeso di chi accoglie tutto e conserva persino il dolore nella sua quintessenza- scorge nel nero “un’ala di gabbiano”, un casolare: quel simbolico riferimento bianco al “nido” familiare contrapposto al nero del disfacimento tragico.

Qui l’autore de “La Saetta” produce versi e un ritmo organico, anche nella punteggiatura, soprattutto predilige la sintesi per controllare meglio il fluire delle immagini così vivide.
Parlare dell’acqua come “fuoco” è geniale, dannunziano (ricordo come ne “La pioggia nel pineto” l’elemento  produce un “crepitio” per l’analogia sonora).
E quando il rombo si ritira lo fa con la forza di un esercito distrutto, ancorché distruttore.
Infine con forza d’equilibrio poetico delicato ed efficace emerge la speranza, dopo il temporale: le ali dei gabbiani tornano a sfiorare il mare che s’acquieta.


Post popolari in questo blog

Poesie Premiate 2020, con motivazioni critiche

Poeti anno 2023

Premiate XXXIV edizione anno 2022