Poemi premiati anno 2017

I classificata “Tu mare…”  di Monica Martini

Mi avvolgi di Te...
Dandomi terra e cielo...

Respiro la Tua Energia...
Il Tuo canto penetra la mia mente...
Ogni Tuo respiro accarezza la mia essenza...

Tua...
quando con ardore mi prendi...

Tua...
quando con Amore mi lasci andare...

Tua...
quando mi abbracci...

Tua...
quando mi possiedi...

Tua...
quando mi lascio andare al Nostro Amore...
la Nostra sensuale danza...
il Nostro ritmo scandito dall'eterno tempo...
Una sola cosa...
Noi...
Io Onda...
Tu Mare....

Motivazione critica

Un Tu, un Io nascosto nel dialogo lirico di Monica Martini. L’uso iterato dei puntini di sospensione, ad ogni verso -insolita chiave stilistica nella Poesia, che dall’innovazione apportata dalle avanguardie poetiche del primo Novecento predilige l’assenza di punteggiatura o lo spazio tipografico- sospinge la lirica ad avvicinarsi a un dialogo Beckettiano.
Un Tu, “il mare”, sembra non rispondere, ma forse, una risposta, si deve attendere, sempre. Il Tu e l’Io-lirico si congiungono, come penserebbe Eliot, in una correlazione oggettiva: divenuti elementi naturali-umani in un’unione protesa alla figura retorica della personalizzazione, si tangono ancorché tangano lievi in una dolcezza sensuale amorosa nuova.

II classificata "Ritmi di mare" di Colombo Conti 

Merletti di sale sulla pelle,
dell’arsura arde il respiro
in questa estate rovente.
Il mare ritma il nostro amore nascente
tra un’onda che approda e una che parte.

Si alternano silenzi a sguardi di parole
mentre accarezzo le tue fragili mani
fattesi strada tra rovi di dolore.

Bianchi granelli rapiti dal vento
seminano la battigia.
Con intensa passione osservo i tuoi occhi,
mutevoli come le acque del golfo,
smeraldo, indaco, occhio di tigre.

Forme perfette ti contornano il viso,
la tua bocca s’illumina di rosso cinabro
mentre al bacio si offre.

E’ come un turbine che inebria e confonde,
che appaga…

Prima che il distacco si compia
l’abbraccio si perda ancora una volta…

Al sapor del tuo volto. 

Motivazione critica

La bellezza e l’incanto: ecco gli elementi illuminanti la poesia di Colombo Conti, alla prova con un tema poetico antico e sempre nuovo:
Il Poeta e l’oggetto d’amore. Tutta la lirica, dalle origini provenzali alla scuola siciliana inizia da lì. Il Poeta è mosso dalla bellezza e,consapevole della tradizione lirica italiana, recupera l’artificio poetico dannunziano presente ne “La pioggia nel pineto”, che assumeva la caratterizzazione della metamorfosi degli amanti in elementi silvani. Qui Conti prelude ad una bellezza ritmata dal mare, della quale il Poeta come i grandi del Duecento delinea i contorni, i dettagli, mentre “al bacio si offre”.

III classificata: "I naufraghi bambini" di Flavio Provini

E tutte le volte che accade muore
anche il sole e s’inabissa lento
nel silenzio di quei piccoli vinti
al tetro gioco dei lampi e del vento.

Sparge lacrime d’oro nel mare
che lo riceve e imbeve del cremisi
del suo sangue cotoni di cirri
a medicare gli squarci nel cielo.

E’ una liturgia senza fedeli,
è un funerale senza le salme.

E adesso nell’aria angeli bambini
volgono in canti lo strazio dei padri,
urlano in coro la calma dei pesci,
tengono nelle manine gessetti
per tracciare sagome di gabbiani
pallidi su onde e su tombe di sale.

E anche le nuvole si vergognano
dietro un baldacchino di oscurità
e il mare fascia il dolore del mondo
nella trapunta a stelle, in una culla
di bonaccia e di merletti di spuma.

E ancora una volta è ninna nanna,
stupida ninna nanna per cadaveri,
quella cantilena della risacca
al pallore di una falce di luna.

Motivazione critica

Non è facile porgere dei versi su un tema così vicino e scottante, che l’autore chiarifica da subito, fin dal titolo, senza timore di incorrere nei rischi che tale scenario comporta (il disagio del lettore nel quale affiora il fastidio dell’anima, o la retorica). Pertanto il pregio della poesia di Flavio Provini brilla d’una forza cristallina: egli fa poesia, e bene. Porge ritmi, versi e strofe che si incastonano con pregevole armonia in un metro solido. Pertanto la lirica pur lasciando affiorare il male, mettendo a nudo la disumanità degli uomini, lascia che il mare rifulga di bellezza“nella trapunta di stelle, in una culla/ di bonaccia e di merletti di spuma”, l’autore lascia che sia il mare a presentarci la responsabilità nello scarto abissale che c’è tra la sua vastità e il dolore: è il canto del mare “al pallore di una falce di luna”.

IV classificata : "Lacrime di stelle" di Anna Maria Mustardino 

Non oso spiegarti le ali sogno
sorgesti dal vagito
del mare
tante albe e tramonti
troppi germogli e foglie cadùche.
Il tempo inesorabile
ha squassato
il cammino
nell'incedere spietato
si è trafitto
di rosso.
Come potrei ricullarti sogno
ti adagiasti sulla sponda
del mare
tante orme e soffi di vento
troppi sciabordii e lacrime di stelle.



V classificata : "Post fata resurgo" di 
Stefania Andreocci 

(nella brezza marina, nell’ombra della notte, nel canto del poeta.
Marina di Patti (Me))

Dacché ormeggia quiete autunnale
battigia, di conchiglie incastonata,
serba, al caldo brivido ancestrale,
legnose trame su spiaggia desolata.
Resinoso relitto d’audaci lotte,
in salmastra corrente e pur ostile,
giace silente, in prossima notte,
ad ombra del tempo, sull’arenile.
Glorioso gozzo, in furente mare,
con lenza a sogni nobili e cheti,
tra riccioli di spuma ad annaspare,
per resa d’animo a fondali segreti.
Drudi gabbiani remati da correnti,
alati nocchieri d’ardue traversate,
s’odono negl’indomabili lamenti,
in stridulo eco di smarrite giornate.
Or langue, rugoso fasciame d’assi,
fibrosa veste d’aulici sentimenti:
stille di salsedine su grigi sassi
aspergono chiglia, tra palpiti lenti.
Tremula foschia sferza orizzonte
acché corra a riva flutto giocoso:
arso natante s’appaga a tal fonte,
qual commiato, refolo odoroso…
È fil di fumo nel dì ch’esala lento,
sotto il guardo d’una pallida luna
e, come fenice risorge, pur nel vento,

a furor sacro del poeta, sulla duna.

 

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