Premiate XXXV edizione anno 2023


Prima classificata Luciana Maccari

L’abbandono dell’amante


Come un lago calmo
poi furia feroce
mi strappi alla certezza
per gettarmi
nell’ignoto
e non so resistere
al tuo richiamo vibrante
azzurro mare
e mi sciolgo
al tuo contatto
come abbandono d’amante.

Giudizio creitico di Andrea Giuseppe Graziano
La lirica si apre all’incanto dinanzi al segno ambivalente dell’acqua: morte e rinascita, pelago calmo e vastità vibrante. Nel mare si dipana la certezza coriacea e solida e si entra nell’onda di possibilità al richiamo d’azzurro, come permeando nell’amplesso di amanti che si donano, totalmente, in un sublime abbandono. Le scelte lessicali sono misurate, le parole scelte, il ritmo moderato e la rima vibrante/amante perfettamente funzionale al piano dei significati.

Seconda classificata Stefania Andreocci

Balsamiche sinestesie d’animo

Sbadiglia, sopita brezza salmastra,
all’alba ch’avanza con orme di luce:
dilegua ombre e, qual nunzio di vita,
staglia in cielo l’adamantino incedere.

Allorché s’adagia su cerulo sciabordio,
nugolo di pensieri ondeggia in animo:
s’erge poesia dal sabbioso anfiteatro,
ove dolorosi versi non han dimora.

Lucor che fende buio incarna pace,
nell’azzurro abbraccio all’orizzonte:
d’acquerellati colori si fan l'ore cupe;
d’errante bonaccia è dedalo d’affanni.

Naufrago relitto che ha sfidato l’onde
e veleggiato i mar d’accesi tramonti,
or s’ormeggia all’ambrato giaciglio
di castelli ed esuli sogni rugginosi.

Effimera spuma dalle dita d’avorio,
in gentil tocco su pergamena di rena,
rabesca graffiti, pur ramazza orme e,
com’abile artigiana, leviga arsi ciottoli.

Dolce sinfonia nel cuor che sa ascoltare
lo stridio d’alcioni ch’echeggia clarino,
il palpito del mare ch’orchestra arpa,
lo sbuffante refolo ch’intona flauto.

Così, nuotar nell’azzurra armonia,
fresca salsedine d’iridescente quiete,
culla l’ossimoro grido silente d’animo
ed è rinascere, tra balsamiche sinestesie.

Giudizio critico di Andrea Giuseppe Graziano
Il lirismo, talora iperletterario, sgorgante già dal tema proposto nel titolo programmatico, fluisce propriamente attraverso sinestesie d’animo: oserei dire che quanto è annunciato è una promessa mantenuta che tiene in sé i legami con il procedimento simbolico baudelaireano delineato in “Corrispondenze”, laddove la natura è colta dal Poeta nella sua segnicità simbolica che si dà nel segreto di un’analogia, nell’accostamento squisitamente sinestesico di profumi, colori, suoni. Pertanto in “Balsamiche sinestesie d’animo” si perviene al godimento di una sinfonia, composita, che integra e fonde gli elementi: assolutamente rilevante è il passaggio della sesta strofa per le immagini musicali “Dolce sinfonia nel cuor che sa ascoltare/ lo stridio d’alcioni ch’echeggia clarino,/ il palpito del mare ch’orchestra arpa,/ lo sbuffante refolo ch’intona flauto

Terza classificata Lucia Lo Bianco

Questo buio oceano


Non ha più occhi questo buio oceano,
ma solo veli di fragili esistenze
che coprono la sabbia sul fondale
come pannelli nascosti e misteriosi.
Non ha più sangue la spuma vagabonda
che vive nel respiro delle acque
e soffia tra le mille sfumature
che il vento fa ondeggiare negli abissi.
Non ha più voce l'onda che si spinge
nel suo cammino infinito verso il cielo
e stende le sue vesti sotto l'oro delle stelle
al dolce canto di sirene ammaliatrici.
Non ha più mani l’abbraccio dell'abisso
che traccia i suoi disegni tra le dune,
sul letto che si adagia come manto
di esile e impalpabile sostanza.
Non ha pennelli l'instancabile pittore
che crea le sue figure immaginate
e usa le pupille per fermare
la vita che gli sfugge tra le dita.

Giudizio critico di Andrea Giuseppe Graziano
La poesia “Questo buio oceano” riflette lo sguardo dell’artista dinanzi al sublime, al mutevole, all’eternamente cangiante e vasto divenire, e in questo farsi continuamente altro dell’oceano si dà la perdita, s’insidia la legge d’entropia che sì trasforma ma che insieme perde inesorabilmente sempre qualcosa nel suo perpetuo ciclo. Si tratta di una lirica che punta sulla poetica del negativo, della mancanza: “Non ha più sangue la spuma… Non ha più voce l'onda… Non ha più mani l’abbraccio dell'abisso”. Solo l’arte, in questo caso di un pittore annichilito, senza i suoi pennelli, tenacemente, con l’inaudita forza espressiva dello sguardo, “usa le pupille per fermare la vita” per tentare di fissare in una forma quella vita imprendibile, che tuttavia “gli sfugge tra le dita” sapendo già che fermarla significherebbe cristallizzarla per farla morire.

Quarta classificata Leila Spallotta

Respiro


Il pulsare costante,
il tuo respiro che si diffonde
in ogni latitudine
di questo immenso universo.
Sono parte di questa linfa vitale;
ho soffiato tra i tuoi coralli
il mio respiro,
quando tracce di dolore
levigavano la mia pelle.
Quel respiro si è frantumato
contro la risacca,
lasciando conchiglie
a ferire il tuo cammino.
Tu impavido
nella tua forza perenne
hai scagliato i tuoi cristalli di sale
che lentamente raccolgo
fino a farli diventare
sabbia dorata,
dove trascinarmi senza più ferirmi.
Tornerò a bagnarmi nelle tue acque,
mi asciugherò con la brezza leggera
di un’altra sera d’estate.

Giudizio critico di Andrea Giuseppe Graziano
La lirica tratteggia con i toni delicati della sensibilità poetica il respiro del mare, paradigma della costante stilla di vita in noi. È un pulsare costante che si effonde nell’universo, ma che può anche frangersi come una risacca sullo scoglio e ferire nella sua forza perenne. Come nell’esistenza l’uomo è chiamato al suo lavoro atroce: dirimere il dolore, entrare nell’agone e finalmente trasformare le forze contrarie in armonia, per poter ritornare a immergersi nell’alveo acquatico e sperimentare ciò per cui solo vale la pena di lottare: vivere senza più nemici, senza più ferirsi.
 

Quinta classificata Aurora Mammone

Io…...il mare

Io, mare
da sempre dipinto
a colori sulla tela di Dio...
Mare blu, calmo e freddo,
rifugio quotidiano di lucide tristezze...
Acque turchesi, guizzi aranciati e violacei,
bianche onde spumose,
nutrimento alla mente avida di passioni e fantasie…..
Mare rosso, esplosione d’amore al tramonto,
bagliori gialli di gelosia….
Eccomi, grigio, monotono, timoroso,
con un cielo di pioggia, indurre al rimpianto…..
Mare giallo rosso blu, mare scuro,
raccolgo in un abbraccio alghe di speranze,
detriti legnosi, conchiglie vuote, corpi….
Per poi adagiarli delicatamente sulla mia spiaggia,
ultimo e unico gesto di accoglienza…..

Giudizio critico di Andrea Giuseppe Graziano
La poesia offre un’immagine marina di accoglienza: l’essere è volto ad abbracciare “alghe di speranze” a raccogliere in una profonda identificazione anche il dolore, significato dai detriti legnosi, da conchiglie vuote, dai corpi: il poeta diviene l’uomo che lascia una possibilità di approdo sulla sua spiaggia.

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