Seconda classificata anno 2025
II classificata
Sogno  di Salvatore Merra
Viandante solitario
Spossato dal lungo peregrinare
Sostai ad una fonte per ristoro
All’ombra della rupe scoscesa
Ornata di vestigia antiche
Il mare m’era di fronte
Bleu cobalto ai riverberi dell’alba
Mi colse il sonno o forse ero
Ancora desto alla visione?
Dalle spume dell’onda
Tra vapori pregni di alghe
E salsedine emerse
Sorretta da Zefiro leggiadro
E dalle Oceanine guizzanti
Senza veli con chioma fluente
E mani il pudore proteggeva
Chi sei mia bella Dea?
“Qui mi chiamano Lavinia
Altrove Cipria e mille denominazioni”
Un soffio di voce dal petto
Afrodite fonte di amore e bellezza
La visione svanì aprendo gli occhi
Lasciandomi molti rimpianti
Il corpo non più affranto
Cuore e mente leggeri
Ripresi a camminare
Diretto a nuove mete dove
Celebrare l’armonia del bello
Che gli uomini accomuna
E al poeta è dato di cantare.
Morivazione critica di Andrea Giuseppe Graziano
La forza del poema risiede nella sua coesione interna, in forza della quale tema, mito e retorica si fondono in un'unica, potente espressione artistica. Il paradosso mitologico di Lavinia -il suo potere nel silenzio- è il motore intellettuale dell'opera. Le figure retoriche assurgono a strumenti attraverso cui il poeta esprime e rende accessibili al lettore idee complesse. La metafora di Lavinia, è un mezzo che permette al poeta di dare voce al personaggio silente, di trasformare il mito in una riflessione contemporanea e di comunicare il tema del sacrificio individuale per il bene collettivo.
Il poema merita l'assegnazione di questo prestigioso premio non semplicemente perché è una rilettura di un mito fondativo, ma perché è una profonda, originale e umanistica re-interpretazione di quel mito. Riscrivendo la storia dall'ottica di un personaggio volutamente silenziato dalla tradizione, l'autore offre una prospettiva fresca e toccante sul peso della storia e sul costo umano della grandezza. La sua integrità strutturale, la profondità tematica e la magistrale padronanza del linguaggio non solo onorano la tradizione, ma la rinnovano con una sensibilità moderna. È un'opera che parla al nostro tempo, ricordandoci che dietro ogni grande racconto epico si nasconde una storia personale di sacrificio e dignità.
L'opera si eleva pertanto a un livello universale diventa la sineddoche del dolore di un'intera civiltà a cui risponde la volontà del Poeta che si oppone al fatum cantando il bello quale varco salvifico.